sabato 18 novembre 2017

Gli insediamenti urbani

Gli insediamenti urbani

L'esplosione urbana

• Per tutto il Novecento si è avuta una straordinaria crescita della popolazione delle città,
definita dai geografi «esplosione urbana)). Solo negli ultimi cinquant'anni coloro che abitano
in città sono passati dai 750 milioni ai 3 miliardi attuali, pari a poco meno della metà della
popolazione mondiale. Inoltre si stima che entro il 2030 diventeranno più del 60%.
~ Ciò si deve soprattutto alla crescita delle città nei paesi in via di sviluppo, dove oggi la popolazione
urbana è il 40% del totale, ma l'espansione delle città procede ovunque da alcuni
decenni a un ritmo molto elevato. Nei paesi industrializzati, in cui gli abitanti delle città
rappresentano già il 75% del totale, questo fenomeno attualmente è in fase di rallentamento.
• L'aspetto più evidente dell'esplosione urbana è lo sviluppo di grandi metropoli e delle loro
aree metropolitane. Si tratta di vasti complessi urbani costituiti da una grande città, la
metropoli appunto, e da centri minori e sobborghi che insieme formano un unico e ampio
agglomerato dal paesaggio edilizio abbastanza uniforme. Va detto che negli ultimi decènni,
soprattutto nei paesi sviluppati, la crescita delle grandi città non è avvenuta nell'immediata
periferia e in modo compatto come in passato, ma si è estesa a luoghi anche molto distanti
dal centro urbano. Questo ha dato vita, specie lungo le maggiori vie di comunicazione, alfenomeno
della «città diffusa)), con enormi periferie meno edi-
Lo sapevi che ... ficate, abitate da pendolari che quotidianamente si recano a
lavorare presso i centri maggiori.
• L'importanza delle città, oltre che dal numero di abitanti, dipende dalle attività e soprattutto
dai servizi che offrono. Proprio in base alle funzioni che vi si svolgono le città rappresentano
il polo di attrazione per un'area di influenza più o meno vasta, da cui partono flussi
di persone, merci, informazioni e denaro. Sono tre le grandi metropoli capaci di esercitare
un'influenza globale: New York, Tokyo e Londra, i vertici della rete urbana internazionale.
Le altre metropoli che compaiono ai primi posti si trovano sempre nei paesi sviluppati.


Un fenomeno urbano contemporaneo: la megalopoli

• Negli ultimi cinquant'anni gli insediamenti urbani hanno assunto nuove forme e dimensioni.
Il fenomeno urbano più imponente è costituito dalle megalopoli (dal greco megas,
grande, e polis, città: «grande città»), estese regioni abitate da almeno 20 milioni d_i abitanti
che comprendono al loro interno più metropoli collegate da rapide vie di comunicazione. Le
città che ne fanno parte svolgono attività e funzioni diversificate, tra loro fortemente integrate.
Il paesaggio delle megalopoli include anche spazi di «città diffusa», aree verdi, zone
agricole, piccole cittadine, aree industriali, regioni turistiche. Spesso le megalopoli superano
i confini nazionali e uniscono città di paesi diversi.
• Le megalopoli si sono formate prima nei paesi industrializzati per poi svilupparsi negli
ultimi decenni anche in diversi paesi del Sud del mondo. La p.rima megalopoli, la cosiddetta
Boswash, si è formata nella fascia atlantica degli Stati Uniti, conta 50 milioni di abitanti e si
estende per 740 km, da Boston a Washington. Sempre nel Nordamerica si trovano la megalopoli
californiana di Sun City, che ospita 20 milioni di persone e comprende le città di San
Francisco, Los Angeles e San Diego, e la megalopoli dei Grandi Lag~i («Chipitts», 25 milioni
di persone) che si estende tra USA e Canada, tra le città di Chicago, Pittsburg e Toronto.
Egualmente nota è la megalopoli giapponese di Tokaido, che si sviluppa per circa 1000
km di lunghezza e comprende Tokyo, Nagoya, Kyoto e Osaka ("7 il caso a pag. 83) .. In Europa
i geografi hanno individuato tre megalopoli: quella renana (70 milioni di abitanti), lungo
l'asse del fiume Reno tra Colonia, Francoforte, Bruxelles, Amsterdam e Zurigo; quella inglese
(34 milioni di abitanti), comprendente le città di Londra, Manchester, Liverpool e Birmingham;
infine. la megalopoli padana (21 milioni di abitanti), formata dalle città di Torino,
Milano, Bologna, dall'area genovese e dalla fascia dei laghi prealpini.
• Nei paesi meno sviluppati la formazione delle megalopoli è recente ed è legata alla crescita
delle vie di comunicazione e allo sviluppo economico di varie metropoli, specializzate
in diverse funzioni e attività produttive. È il caso, in Cina, della megalopoli sudorientale del
Guandong (50 milioni di abitanti), che include Hong Kong; di quella indonesiana nella parte
occidentale dell'isola di Giava; di quella brasiliana, nel Sud del paese, formata da Rio de .
Janeiro, San Paolo, Belo Horizonte (25 milioni).

I problemi della città contemporanea

• I problemi più diffusi delle metropoli odierne sono quelli ambientali. Spesso legati a fenomeni
di inquinamento, comprendono la carenza di spazi verdi, la difficoltà di smaltire
masse crescenti di rifiuti e soprattutto di gestire movimenti di persone e flussi di traffico automobilistico
sempre più caotico. I problemi ambientali incidono poi negativamente sulla
salute degli abitanti, fra i quali sono in aumento le malattie dell'apparato respiratorio, specie
nei bambini e negli anziani.
• Nelle metropoli si aggravano sempre più anche i problemi sociali ed economici. Per molte
famiglie è difficile avere accesso ad alcuni servizi essenziali come gli asili nido, le scuole
primarie, l'assistenza ai disabili e agli anziani o poter usufruire di strutture sportive, culturali
o ricreative. Così, in molti quartieri degradati l'emarginazione e la criminalità sono assai
diffuse, ma i prezzi delle abitazioni nei quartieri residenziali migliori li rendono inaccessibili
alla maggioranza della popolazione. Specie nelle città dei paesi in via di sviluppo e in
quelle nordamericane i contrasti sociali sono molto forti: accanto agli eleganti quartieri delle
zone centrali sorgono infatti quartieri- ghetto abbandonati a se stessi e simbolo della segregazione
razziale, dove miseria, violenza, consumo di droghe dilagano (ne è un esempio il
quartiere del Bronx, a New York). Di qui la tendenza a fuggire da quello che i geografi chiamano
«inferno urbano» per trasferirsi in centri periferici .
• Questa fuga dalle metropoli è un fenomeno tipico dei paesi sviluppati e ha contribuito
alla formazione disordinata di estese aree periferiche tipiche della «città .diffusa». Già all'inizio
del Novecento, tuttavia, prima in Europa (Gran Bretagna, Svezia, Francia) e poi in USA, sono
state costruite dal nulla, all'esterno delle aree metropolitane, città nuove allo scopo di arginare
la crescita delle metropoli. Si tratta di centri di piccoli dimensioni, dotati di spazi verdi
e ben attrezzati, situati a qualche decina di km dai centri maggiori. Negli ultimi decenni
le città nuove hanno fatto la loro comparsa anche in Asia (Giappone, Corea del Sud, Malaysia,
India e Cina) .
• Numerose altre, dette «città di fondazione», sono state poi progettate da celebri architetti
allo scopo di sperimentare centri urbani più funzionali e più vivibili. Non sempre, tuttavia,
esse sono riuscite a risolvere i problemi della città contemporanea. Un caso particolare è quello
delle nuove capitali, le realizzazioni più spettacolari dell'architettura urbana contemporanea.
Gli esempi più noti, per lo più situati nei continenti extra-europei, sono: Brasilia in Brasile,
Nuova Delhi in India, Islamabad in Pakistan, Canberra in Australia e Abuja in Nigeria.

Le metropoli dei paesi più sviluppati

• Negli ultimi decenni le città dei paesi più sviluppati sono profondamente cambiate, anche
se in modo graduale. Dai centri urbani dominati da attività industriali si è passati alle città
terziarie, sempre più basate sui servizi. Gli impianti industriali dei quartieri semicentrali sono
stati via via trasferiti nelle aree periferiche, lungo le grandi arterie stradali o addirittura in
regioni lontane o all'estero. Al loro posto sono sorti quartieri residenziali, uffici, centri commerciali,
spazi espositivi, università, centri di ricerca. A causa del forte aumento dei costi delle
case molti abitanti si sono trasferiti in zone residenziali periferiche, a volte distanti decine
di chilometri dal centro cittadino. Il suolo edificato, così, si espande continuamente, con il risultato
che ormai non c'è più un netto confine tra città e campagna.
• Ci sono tuttavia notevoli differenze nei modelli di città dei vari continenti. In Europa, le
città sono di antica fondazione e si sono sviluppate intorno a un centro storico antico, in genere
di origine medievale, ora trasformato in quartiere terziario con negozi di lusso, banche,
uffici, alberghi, teatri e quasi privo di residenze. Accanto a questo è stato costruito il moderno
centro degli affari con grattacieli e palazzi per uffici, attorniato dalle eleganti aree residenziali
abitate dai ceti medio-alti e dalle ex-zone industriali ora riconvertite in spazi abitativi
o commerciali. Nella parte più esterna dominano le estese periferie popolari, spesso degradate
e attraversate da superstrade e linee ferroviarie.
• Nel Nordamerica, invece, le grandi metropoli sono di recente fondazione, non hanno un
quartiere storico antico e spesso presentano una pianta regolare a scacchiera con strade am
pie e lunghe. Il centro propulsore è costituito dal CBD (Central Business District), il centro
degli affari con i suoi altissimi grattacieli (New York, Chicago, Dallas, Los Angeles); intorno vi
sorgono aree residenziali di livello medio-alto. Non mancano però, nelle zone centrali e se
micentrali, quartieri un tempo rinomati e poi degradati e ridotti a ghetti abitati da mino
ranze etniche o dagli strati sociali più poveri. Nelle periferie si trovano poi gli impianti indu
striali e i grandi centri commerciali, mentre nelle fasce più esterne vi sono vaste zone resi
denziali con ampi parchi e villette unifamiliari abitate dalle classi medie.



Le metropoli dei paesi in via di sviluppo

• Nei paesi in via di sviluppo si trova oggi il maggior numero delle metropoli più popolose
del mondo. A differenza, però, dei paesi più industrializzati, qui la crescita delle città non è
stata accompagnata da un adeguato sviluppo socioeconomico. Inoltre, in questi paesi molto
spesso non esistono vere e proprie reti urbane, con città di diverse dimensioni disseminate
sul territorio; esiste una sola grande città, la capitale, che concentra tutte le funzioni
principali ed è circondata da una vasta regione rurale.
• I fattori che hanno determinato lo spaventoso aumento delle metropoli sono molteplici .
Il primo è la concentrazione nei grandi centri urbani della quasi totalità degli investimenti
statali ed esteri per la costruzione di industrie, centri commerciali, vie di comunicazione
(strade, aeroporti) e servizi pubblici (uffici governativi, ospedali, scuole). Sono sorti così moderni
quartieri degli affari con grattacieli e strade eleganti ed è aumentato il benessere degli
strati sociali medi e alti della popolazione (dirigenti governativi, imprenditori, impiegati statali,
tecnici, professionisti) i quali vivono in quartieri residenziali simili a quelli di una città
europea. Contemporaneamente, questa concentrazione di attività economiche nelle città ha
causato la crisi delle campagne, in cui vive la maggioranza della popolazione, esclusa da
ogni aiuto economico e da ogni possibilità di miglioramento sociale. Si è così assistito a un
gigantesco esodo dalla campagna di milioni di contadini che, abbandonati i loro villaggi, si
sono riversati nelle città nella speranza di migliorare le proprie condizioni di vita.
• Le metropoli dei paesi poveri sono cresciute rapidamente senza la possibilità di adeguare
le attività economiche, le strutture abitative, le scuole all'aumento della popolazione. La
maggior parte degli abitanti (dal 50 al 70% secondo i casi) si trova in condizioni di estremo
disagio, non ha un'occupazione stabile, soprawive con lavori precari o illegali (lavavetri, facchino,
lustrascarpe ecc.). Nelle periferie delle maggiori metropoli dell'America Latina, dell'Asia
e dell'Africa sono sorte abusivamente immense baraccopoli, quartieri di baracche costruite
con mezzi di fortuna, prive di acqua, luce elettrica, fognature, in cui vive circa 1 miliardo
di poveri.


Le baraccopoli

Le baraccopoli sono una realtà comune a tutte le metropoli
dei paesi meno sviluppati. Esse assumono nomi differenti
nelle diverse regioni del mondo. Sono dette bidonville
quelle delle città africane un tempo colonizzate dai francesi,
shanty town o bustee nelle ex-colonie inglesi, ranchos, barrios,
favelas, poblaciones, barritos in America Latina. Le
stesse condizioni di miseria e di emarginazione si ritrovano
anche in altri insediamenti, come le case-barche di Bangkok
e di Hong Kong o le cappelle funerarie della Città dei
Morti, il principale cimitero del Cairo, dove vivono decine di
migliaia di persone.
Il paesc:iggio delle baraccopoli è quasi identico in tutte le
città del mondo. Le baracche sono costruite con canne, fan go,
rriateriàli ricavati dalle discariche: tavole di legno, lamiere,
teli, fogli di zinco, barili vuoti. Specie in America Lat ina,
quando gli occupanti riescono a migliorare il proprio reddito,
le baracche sono sostituite da semplici costruzioni in
. muratura, con la possibilità di collocarvi mobili ed elettrodomestici.
L'.acqua pot~bile, tuttavia, è un bene raro e gli abitanti
delle baraccopoli sono obbligati a comprare l'acqua
«pulita» da privati a prezzi esorbitanti oppure a raccogliere
l'acqua piovana. Quasi tutte le abitazioni sono prive di servizi
igienici adeguati e molto spesso le persone utilizzano del
lefosse come latrine comuni.
Le acque sporche, insieme
agli escrementi e ai rifiuti, confluiscono in alcuni canali fognari
scavati a cielo aperto ai bordi delle strade in terra battuta.
Insufficienti o del tutto assenti sono i servizi collettivi
[scuole, assistenza sanitaria]. il più delle volte gestiti da associazioni
di volontariato internazionale. Per questo la mortalità
infantile è spesso elevata, così come la diffusione di
malattie infettive, compreso l'AIDS, assai diffuso nelle baraccopoli
africane.
Tutti questi insediamenti, in genere, sono stati costruiti
abusivamente su terreni pubblici o privati; ciononostante gli
occupanti sono spesso costretti con la forza o con l'inganno
a pagare un affitto a bande di profittatori. Nel 2004 il governo
del Kenya aveva deciso la demolizione di una serie di
shanty town abusive alla periferia di Nairobi per fare posto a
una tangenziale. Sarebbero state demolite oltre 50 ooo co struzioni
e 350 000 individui sarebbero rimasti senza una se
pur misera abitazione. Un appello internazionale delle associazioni
non governative che da anni operano nelle baraccopoli
keniane ha però fermato il governo di Nairobi, che si è
impegnato a trovare una soluzione per gli abitanti.


I diversi modelli urbani dei paesi in via di sviluppo

• Le metropoli dei paesi in via di sviluppo presentano alcune caratteristiche comuni, ma è possibile
individuare nei diversi continenti alcuni modelli specifici legati alla storia e alla cultura locali.
In America Latina, per esempio, le grandi città (da Rio de Janeiro a Lima o Buenos Aires) si sono
spesso sviluppate intorno a un nucleo storico con pianta a scacchiera, edificato dai colonizzatori
spagnoli o portoghesi nel Cinque-Seicento. Accanto a questo è poi sorto nel corso del Novecento il
moderno quartiere degli affari, con grattacieli e palazzi moderni, e nelle sue immediate adiacenze
le aree residenziali occupate dalle classi medie e agiate. A queste zone centrali qualificate si contrappone
l'immensa periferia dei quartieri popolari degradati e delle baraccopoli.

• Anche nell'Africa sub-sahariana le città principali (Dakar, Abidjan, Lagos, Nairobi) hanno
un'origine coloniale: sono state costruite dai «bianchi» sul mare, nei pressi di un fiume o
in luoghi strategici per facilitare i traffici commerciali con l'Europa. Un tempo la città coloniale
dei bianchi era divisa da quella della popolazione nera locale. Oggi il vecchio centro coloniale
europeo è occupato dalla borghesia nera; accanto vi è sorto il moderno quartiere degli affari
con edifici grandiosi, ministeri, uffici. Al di là si trovano alcuni quartieri (i «villaggi urbani
») che hanno conservato caratteristiche trad1zionali, mentre più all'esterno si estendono
grandi baraccopoli, dove vive la massa dei poveri.

• Le città arabe, presenti nel Medio Oriente e nel Nordafrica, hanno invece origine medievale.
Si sono sviluppate accanto alla medina, città fortificata sorta -intorno alla moschea e caratterizzata
da vie tortuose e strette, abitazioni, botteghe e suk (mercati tradizionali). In epoca
coloniale sono nati i nuovi quartieri coloniali di architettura europea, ora occupati dai ceti
benestanti locali. In altri casi, invece (Il Cairo, Algeri), le vecchie città medievali sono state
sostituite da edifici e strade moderne. Negli ultimi decenni aree residenziali di stile occidentale
e quartieri degli affari sono stati edificati un po' ovunque. Nelle periferie invece si sono
diffusi grandi quartieri popolari e, anche qui, gigantesche baraccopoli.

• Le grandi città asiatiche dell'Oriente hanno un'origine antica. Il centro urbano, spesso di
epoca medievale, sorgeva intorno al palazzo del sovrano o al tempio principale. Con l'arrivo
degli europei sono sorti quartieri moderni destinati a uffici e residenze: è il caso, ad esempio,
di Delhi e Shanghai. Gli insediamenti antichi sono rimasti separati dalla città moderna, intorno
alla quale sono state costruite abitazioni di fortuna.