Il settore primario
Le attività agricole del pianeta
~ Le attività agricole producono i generi alimentari necessari per la nostra sopravvivenza e
oggi contribuiscono in misura modesta al Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale (5%), anch'e
se occupano ancora la maggioranza della popolazione attiva del pianeta (40% circa). Esistono
grandi differenze tra i paesi poco sviluppati, in cui l'agricoltura è spesso praticata con metodi
tradizionali da una moltitudine di contadini poveri, e i paesi industrializzati, dove l'agricoltura
è invece tecnologicamente più avanzata, occupa pochi addetti ed è più redditizia.
~ La distribuzione delle produzioni agrirnle nel mondo è determinata sia da fattori naturali,
come il clima, il tipo di terreno, le risorse idriche, sia da fattori umani, come le tecnologie
utilizzate, il tipo di proprietà delle terre, i capitali impiegati, i prezzi delle merci ecc. I
suoli coltivabili (11 % della superficie terrestre) sono distribuiti in modo ·disomogeneo. Si
concentrano infatti nella fascia temperata dell'emisfero boreale, dove si produce la maggior
parte degli alimenti necessari a sfamare l'umanità, mentre sono poco estesi nelle aree meno
sviluppate del Sud del mondo. Africa e America Latina, tuttavia, dispongono di grandi estensioni
di terreno coltivabile non ancora utilizzate. Negli ultimi cinquant'anni, con l'aumento
della popolazione mondiale, la disponibilità pro capite di terra coltivabile si è dimezzata
quasi ovunque, mentre la produzione agricola è più che raddoppiata. La metà del prodotto è
costituita dai tre cereali che sono alla base dell'alimentazione di gran parte della popolazione
mondiale: mais, frumento, riso.
~ L'incremento della produzione agricola è dovuto all'aumento della resa dei terreni, cioè
della produzione per ettaro, che per i cereali è addirittura raddoppiata (da circa 1,5 a 3 tonnellate).
Il miglioramento della resa dei terreni si è verificato più nei paesi sviluppati che in
quelli economicamente arretrati; negli USA, per esempio, da un ettaro si ricavano 55 quintali
di cereali contro i 23 dell'India.
~ Una maggiore produttività è stata possibile grazie alla crescente meccanizzazione dell'agricoltura
(impiego di trattori, mietitrebbiatrici), all'uso di moderne tecniche d'irrigazione
e di fertilizzanti e antiparassitari chimici, che però hanno causato anche fenomeni di degrado
e di inquinamento dei suoli e delle acque. Negli ultimi decenni, inoltre, la meccanizzazione
ha provocato nei paesi industrializzati una forte riduzione degli occupati nel settore,
passati da circa 117 a 48 milioni. Nei paesi meno sviluppati, invece, dove la modernizzazione
tecnologica è meno diffusa e maggiore è la crescita demografica, il numero di addetti
è raddoppiato (da circa 700 milioni a 1,3 miliardi).
L'agricoltura nei paesi industrializzati
..,. Nei paesi più sviluppati l'agricoltura occupa una piccola percentuale di popolazione attiva
(dall'1 al 5%) e non costituisce la principale fonte di reddito. L'agricoltura di sussistenza è
scomparsa ed esiste solo un'agricoltura di mercato, in cui le coltivazioni sono realizzate da
aziende agricole che vendono i propri prodotti sui mercati nazionali e mondiali. Le colture
sono organizzate in base a modelli industriali: le aziende producono grandi quantità di una
o di poche piante agricole utilizzando molti macchinari, prodotti chimici, sofisticati sistemi
di irrigazione. Le rese dei terreni, inoltre, sono molto più elevate di quelle delle coltivazioni
tradizionali, anche se lo sfruttamento eccessivo del suolo e l'immissione di sostanze inquinanti
provoca danni agli ambienti naturali .
..,. Dove gli spazi sono vasti e la densità della popolazione è bassa (USA, Russia, Argentina,
Australia, Canada) prevale l'agricoltura estensiva. Essa consiste nella realizzazione di grandi
quantità di prodotto su vaste aree a monocoltura (cereali, tabaccò, cotone, soia), spesso
OGM ( "7 i1 caso a pag. 116), lavorate da pochissimi addetti. In questi casi la resa per ettaro non
è elevatissima, mentre è molto alta la produzione ottenuta da ogni singolo lavoratore. Negli
USA, grazie all'intensa meccanizzazione, un solo agricoltore può coltivare 100 ettari a cereali.
Al contrario, dove non esistono ampie distese pianeggianti e il territorio è densamente abitato
(Europa) prevale l'agricoltura intensiva. In questo caso, data la scarsità del suolo disponibile,
le aziende mirano a ottenere elevate rese per ettaro mediante l'uso di tecniche assai
avanzate e costose. Tipica delle zone ad agricoltura intensiva è la produzione di varietà pregiate
di ortaggi e frutta (pomodori, viti, agrumi), che richiedono particolari condizioni ambientali
e una cura costante da parte degli agricoltori .
..,. Nei paesi più sviluppati l'agricoltura è ormai strettamente integrata con i settori dell'industria
e del terziario. Molte industrie, infatti, forniscono macchinari, attrezzi, fertilizzanti
e antiparassitari agli agricoltori; a loro volta le aziende agricole producono materie prime
destinate a essere lavorate dall'industria alimentare (cereali, latte, verdura, frutta, carne) o
in altri settori, come quello cartario o chimico (il biodiesel è ottenuto da semi di piante oleose).
In alcuni casi, inoltre, grandi imprese multinazionali controllano l'intero ciclo produttivo
legato all'agricoltura: possiedono infatti aziende agrarie, industrie per la lavorazione dei
prodotti agricoli, fabbriche di macchinari e di fertilizzanti, nonché catene di supermercati
in cui vengono venduti i prodotti alimentari.
L'allevamento
..,. Fin dai tempi più remoti l'allevamento del bestiame ha affiancato l'agricoltura. In alcune
società tradizionali pastori e agricoltori hanno combattuto conflitti secolari per l'uso esclusivo
dei terreni. In altre, invece, le due attività sono da sempre complementari: l'agricoltura
produce il foraggio per gli animali che a loro volta forniscono forza muscolare e concime
(escrementi) per le coltivazioni. Oggi nei paesi industrializzati allevamento e agricoltura sono
sempre più integrati tra loro, tanto che i 3/4 delle produzioni mondiali di cereali e di soia
sono destinati all'alimentazione animale.
..,. La produzione mondiale di bestiame è in fase di costante crescita. Le principali specie allevate
(per numero di unità) sono: volatili (pollame), bovini, ovini, suini e caprini. Nettamente
inferiori sono le produzioni di equini e camelidi. La Cina è complessivamente il principale
produttore mondiale di bestiame seguita da Brasile, USA e India .
..,. Nei paesi più poveri del mondo è tuttora molto diffuso un allevamento tradizionale, simile
all'agricoltura di sussistenza per arretratezza tecnologica e scarsità del reddito prodotto. Soprattutto
nelle zone aride dell'Africa sub-sahariana e dell'Asia centrale prevale l'allevamento
allo stato brado di ovini e caprini, e in misura minore di bovini. Tuttavia, per la carenza di acqua
e di pascoli, l'allevamento ha spesso carattere itinerante e costringe i pastori e le loro famiglie
a una vita nomade o seminomade. In tutti i villaggi rurali, inoltre, si pratica un allevamento
sedentario di sussistenza: il bestiame è allevato in piccoli gruppi dalle famiglie contadine e
i prodotti ricavati sono destinati al loro sostentamento o scambiati con prodotti agricoli.
..,. Nei paesi più avanzati, specie dove non esistono grandi spazi disponibili (Europa e costa
orientale degli USA), ha avuto un notevole sviluppo l'allevamento intensivo {37% della produzione
mondiale di carne). Esso è praticato con criteri industriali all'interno di grandi stalle dotate
di moderni sistemi meccanici per l'alimentazione e la mungitura del bestiame. Queste
aziende zootecniche attuano la selezione genetica degli animali e spesso dispongono ·di impianti
per la lavorazione delle carni o del làtte. L'allevamento intensivo provoca tuttavia seri
danni ambientali a causa degli scarichi degli escrementi degli animali, le cui grandi quantità
sono concentrate in spazi ristretti. Molto comuni sono anche i sistemi misti di allevamento, in
cui gli animali sono allevati sia in stalla sia all'aperto, nei pascoli. Nelle regioni dove sono disponibili
vaste distese di pascoli (Grandi Pianure degli μsA, Brasile, Argentina), invece, è ancora
diffuso l'allevamento estensivo allo stato brado (solo il 10 % della produzione mondiale),
praticato in enormi proprietà terriere controllate da multinazionali o latifondisti locali.