giovedì 16 novembre 2017

Le zone climatiche e gli ambienti della Terra

Le zone climatiche e gli ambienti della Terra


I fenomeni meteorologici e le zone climatiche

• Il clima di una regione terrestre è costituito principalmente dai due fenomeni meteorologici
che si ripetono nel tempo: le temperature e le precipitazioni. A questi si possono aggiungere
la pressione atmosferica, i venti, l'umidità, l'insolazione e la nuvolosità. Tali fenomeni
sono determinati da numerosi fattori come la latitudine, l'altitudine e la disposizione del rilievo,
la vicinanza o lontananza dal mare, la presenza di correnti marine calde o fredde, l'esposizione
al sole e ai venti. Il più importante è senza dubbio la latitudine, cioè la distanza di
un punto dall'equatore. A causa della curvatura terrestre e della diversa inclinazione dei raggi
solari, essa condiziona enormemente le temperature, che diminuiscono in direzione dei poli .


• In base alla latitudine, nel nostro pianeta si distinguono cinque grandi zone climatiche,
delimitate da isoterme, linee immaginarie che congiungono tutti i punti geografici aventi
le stesse temperature medie. Esse sono:
- la zona calda tropicale, posta tra i due tropici;
- le due zone temperate boreale e australe, grosso modo comprese fra i tropici e i circoli
polari;
- le due zone fredde, situate tra i circoli polari e i poli e nelle zone confinanti.
All'interno di queste cinque grandi zone esistono molte varietà climatiche e quindi numerosi
ambienti naturali o biomi, ognuno caratterizzato da una diversa distribuzione della
vegetazione, degli animali e delle possibilità di sfruttamento per l'uomo.

• Nella zona tropicale, la fascia equatoriale presenta un clima caldo umido con una temperatura
media elevata e abbondanti precipitazioni. Il giorno e la notte hanno circa la stessa
durata (12 ore) e non ci sono stagioni. È questa l'area della foresta equatoriale. A mano a mano
che ci si sposta verso i tropici le temperature rimangono elevate, ma le piogge diminuiscono
e si ha un clima caldo a due stagioni: una asciutta e una delle piogge. Qui si trovano la
savana e la foresta monsonica. In alcune aree, invece, le precipitazioni scompaiono quasi del
tutto e si ha un clima tropicale arido, che determina la formazione di ambienti desertici.

• I climi delle zone temperate, i più diffusi del mondo, presentano temperature generalmente
miti (superiori a 0°), con le piogge distribuite tutto l'anno e l'alternarsi di quattro stagioni.
Esistono però varie tipologie di clima: continentale, mediterraneo, oceanico. Anche
gli ambienti sono molto diversi: foreste di conifere e di latifoglie, macchia mediterranea,
steppa, prateria. Le zone fredde sono infine caratterizzate dall'ambiente polare e da quello
della tundra.

Gli uragani

Nelle regioni tropicali lo scontro tra masse d'aria
con forte differenza di pressione forma spesso
dei vortici d'aria assai pericolosi: gli uragani. Questi,
chiamati anche cicloni o tifoni, hanno potenti effetti
distruttivi. È il caso dell'uragano Katrina che ha colpito
il 29 agosto del 2005 le coste statunitensi della
Louisiana, nell'area di New Orleans. I venti hanno
raggiunto una velocità di 280 km/h.
Nelle foto è raffigurato l'uragano Katrina sul Golfo
del Messico, in due diverse giornate.
Nella prima (25 agosto] Katrina è una debole tempesta
di categoria 1; nella seconda immagine (27 agosto]
è diventata un uragano di categoria 5. Il vor-tìce
centrale privo di nubi, provocato dal movimento a
spirale della perturbazione, è chiamato «occhio del
ciclone». Quando questo passa su una zona, il vento
cala e per circa mezz'ora il cielo diventa sereno. Dopo
questa breve tregua la perturbazione colpisce con
rinnovata violenza.

Gli ambienti della fascia calda: la foresta pluviale

• All'altezza dell'equatore si estende una grande fascia distribuita su tre continenti che
ospita le terre più rigogliose del pianeta, èoperte dalla foresta pluviale. Grazie al clima caldo
umido e alla forte luce solare, la foresta pluviale dell'equatore è il bioma più ricco e straòrdinario
della Terra. Ospita infatti i due quinti delle specie animali e vegetali terrestri ed è percorsa
da alcuni dei fiumi più grandi del mondo, come il Rio delle Amazzoni in America meridionale
e il Congo in Africa .

• La foresta pluviale è sempreverde, in quanto nella fascia equatoriale non esiste l'alternarsi
delle stagioni e le piante si sviluppano continuamente. Grazie a questa crescita straordinaria
la foresta è lussureggiante e si sviluppa a strati: il livello più alto è costituito da alberi dab
l'ampia chioma fino a un'altezza di 70 m, quello più basso da arbusti (come le felci) che ricoprono
il terreno. Liane lunghissime crescono addossandosi alle altre piante e raggiungono
gli alberi più alti. Le rive dei grandi fiumi ospitano una vegetazione acquatica di cui fanno
parte le mangrovie, piante che hanno radici normalmente immerse nell'acqua ma esposte
all'aria quando negli estuari la marea si ritira. 

Il suolo, invece, è poco fertile a causa della rapida
decomposizione dei materiali organici dovuta alla notevole temperatura e umidità.
Nonostante ciò numerose sono le specie di questo ambiente utilizzate dall'uomo: da qui provengono
frutti come banana, ananas, papaia, mango, avocado e tuberi come la manioca, da
cui si ricava una farina nutriente. Molte altre specie, quasi sconosciute, sono attualmente oggetto
di ricerca a scopo farmaceutico e cosmetico. La foresta fornisce inoltre la metà del legname
prodotto ogni anno nel mondo, comprese piante molto pregiate come l'ebano, il mogano
e il palissandro. Il caucciù o gomma naturale è invece un lattice bianco che si estrae
dalla corteccia dell'albero della gomma.

• La fauna si è adattata alla stratificazione della vegetazione: nello strato più elevato vi sono
numerosi uccelli (tra cui pappagalli e tucani), in quelli interme_di scimmie e bradipi, sugli
alberi e al suolo strisciano numerosi rettili. La vegetazione fitta e impenetrabile non consente
ad animali di grossa taglia di vivere in quest'ambiente. Nei corsi d'acqua vi sono caimani,
coccodrilli e moltissimi pesci, tra cui i temibili piranha. L'aria calda e umida favorisce infine
lo sviluppo di un'estrema varietà d'insetti, batteri e parassiti che diffondono malattie pericolose
per l'uomo come la malaria e la malattia del sonno.

Gli ambienti della fascia calda: la savana

• Quando si lasciano le regioni equatoriali e ci si dirige, in entrambi gli emisferi, verso i tropici
la piovosità diminuisce gradualmente e la vegetazione diventa meno fitta. Inoltre il clima
è caratterizzato da due sole stagioni: quella secca e quella delle piogge. In queste zone la
foresta lascia via via il posto a piccoli boschifino a che si afferma la savana, grande distesa erbosa
interrotta qua e là da pochi alberi: i baobab, il cui grande tronco trattiene l'umidità, e
le acacie, con l'ombrosa chioma a ombrello. Il paesaggio della savana varia notevolmente
nelle diverse regioni del mondo; secondo le precipitazioni, infatti, la vegetazione può essere
più o meno ricca di alberi.

• Nell'Africa orientale, grazie a un'enorme quantità di erbe alte fino a 2 m, la savana ospita
i più grandi erbivori e carnivori della Terra. Gli animali si nutrono delle erbe secondo
un ordine preciso: dapprima le zebre divorano le parti più alte e dure, quindi gli gnu mangiano
quelle di media altezza; infine le gazzelle brucano le più corte e tenere. Gli elefanti e
le giraffe si nutrono, invece, delle foglie degli alberi. A loro volta, i grandi predatori carnivori
(leoni, leopardi) si cibano degli erbivori.

• Negli ambienti tropicali della savana è più facile coltivare il terreno che in ambiente equatoriale
e ci sono ampi spazi in cui allevare gli animali. Per questo vi abitano molti uomini riuniti
in villaggi dove si pratica un'agricoltura tradizionale, basata sui cereali e gli ortaggi
consumati dai membri della comunità. Molte aree, in genere le più fertili, sono però oggi
destinate alle grandi piantagioni a monocoltura, cioè coltivate con un solo prodotto (caffè,
cacao, ananas) destinato alla vendita e al commercio internazionale, piantagioni introdotte
dai colonizzatori e dalle grandi imprese multinazionali del settore alimentare.


Gli ambienti della fascia tropicale: la giungla

• Le regioni tropicali dell'Asia sudorientale bagnate dall'Oceano Indiano sono interessate
da un clima di tipo monsonico, caratterizzato dall'azione di venti stagionali, i monsoni appunto.
D'inverno e in primavera essi spirano da terra, dall'interno verso il mare, e il clima è
caldo e asciutto. D'estate e in autunno, invece, soffiano dall'o.ceano e portano pioggç torrenziali
in tutta le regione; le temperature rimangono elevate. L'ambiente naturale tipico
dell'Asia sudorientale è la giungla o foresta monsonica.

• Simile a quello della foresta equatoriale, l'ambiente ospita una vegetazione di cui fanno
parte alberi ad alto fusto che, come il tek, raggiungono i 30 mdi altezza. Fitta è la presenza
di arbusti e liane, di numerose piante pregiate come quelle delle spezie (cannella, pepe, noce
moscata), del bambù e del ficus (da noi usato come pianta ornamentale). Del suo sottobosco
è originaria la canna da zucchero. Diversamente dalla foresta equatoriale, la vegetazione è
meno folta e si trovano anche radure con alberi a basso fusto. La fauna selvatica è assai ricca:
ci sono i grandi mammiferi come la tigre, l'elefante indiano, il bufalo (tipico delle aree paludose),
il rinoceronte, la pantera, molte scimmie e variegate specie di uccelli .

• Fin dal passato la giungla è stata fortemente modificata dall'intervento dell'uomo. Le popolazioni
dell'Asia sudorientale, infatti, molto più numerose di quelle dell'Amazzonia o dell'Africa
equatoriale, ne hanno disboscato ampie distese per ricavarne soprattutto coltivazioni
di riso, già nell'antichità il principale alimento degli abitanti delle regioni monsoniche.
La distruzione della giungla, in alcune aree ridotta a piccole chiazze di vegetazione, è stata
accelerata dalla diffusione di piantagioni


Gli ambienti della fascia tropicale: i deserti caldi

• Nelle zone comprese tra i due tropici si trovano anche i deserti caldi, caratterizza_ti da
temperature molto elevate (anche superiori ai 50° C) durante tutto l'anno. In queste regioni,
dove non piove quasi mai, si crea una forte escursione termica tra il giorno e la notte per il
fatto che la terra, priva di vegetazione, si scalda rapidamente con il sorgere del sole e altrettanto
velocemente si raffredda dopo il tramonto.

• Il deserto caldo più esteso del mondo è il Sahara, che si estende in Africa, dall'Atlantico fino
all'Oceano Indiano, lungo il Tropico del Cancro. A nord della savana africana, infatti, la
vegetazione si sfoltisce, dapprima trasformando il paesaggio in una steppa di arbusti spinosi
e poche piante, poi in ambiente desertico vero e proprio. Nel Sahara resistono poche specie
vegetali: erbe dure, piante grasse (cactus) e cespugli di cui si cibano gli animali che riescono
ad adattarsi al difficile ambiente, come le gazzelle del deserto, l'antilope addax, i fennec (volpi
del deserto), i gerbilli (topi canguro), gli sciacalli e i dromedari. Le palme da dattero, piantate
dall'uomo, prosperano invece nelle oasi, vere e proprie isole verdi nel deserto, frutto della
sapiente tecnica idraulica delle comunità sahariane ("7 lezione 7) .

• Il deserto del Sahara non è uniforme: al deserto di sabbia, detto erg, si alternano il serir, il
deserto pietroso di ciottoli, e l'hammada, deserto roccioso di altipiani e catene montuose.
Nell'erg il vento muove la sabbia creando grandi dune dalla tipica forma a mezzaluna che si
spostano continuamente. Inoltre, quando spirano i venti desertici (come l'harmattan e il ghibli),
si formano dei turbini che sollevano enormi nuvole di sabbia, tali da oscurare il cielo. Il
Sahara è anche inciso da una fitta rete di uidian (uadi al singolare), letti asciutti dei fiumi
che migliaia di anni fa irrigavano la zona. Quando piove si riempiono d'acqua, per poi prosciugarsi
rapidamente. Talvolta si dirigono verso depressioni occupate da antichi laghi (detti
chott) dove si formano preziosi strati di sale a causa dell'evaporazione dell'acqua piovana.

• Pochi uomini abitano il Sahara: si tratta di allevatori nomadi di dromedari, dediti un
tempo al commercio carovaniero (come i tuareg), oppure agricoltori delle oasi. Oggi i campi
petroliferi ( "7 i1 caso, pag. 45) e l'insediamento di strutture turistiche hanno però trasformato
i paesaggi umani del Sahara.

Lo sapevi che ...

Il Sahara si estende su una superficie
di circa 10 milioni di km2,
grosso modo pari a quella dell'intera
Europa .
Nel Sahara il dromedario è soprannominato
«la nave del deserto
» per la sua resistenza alle alte
temperature e la capacità di trasportare
grossi carichi. È imparentato
con il cammello, da cui si
differenzia per il mantello meno
pesante e per il numero di gobbe:
una sola contro le due del cammello.
Quest'ultimo è invece diffuso
negli altipiani più freddi dell'Asia
centrale.

Gli ambienti della fascia temperata

• Oltre il 35° grado di latitudine, sia a nord sia a sud, si trovano gli ambienti temperati, in
gran parte situati nell'emisfero boreale, perché in quello australe le terre emerse sono assai
poco estese. Nelle regioni temperate l'assenza di situazioni climatiche estreme (troppo caldo
o troppo freddo, o eccesso di aridità) e la presenza di un ciclo di quattro stagioni hanno determinato
lo sviluppo di ogni forma di vegetazione (alberi, arbusti, erbe).

• La foresta di latifoglie è il bioma originario più diffuso negli ambienti temperati; è costituito
da piante (querce, faggi, abeti, betulle, pioppi, larici) che hanno un periodo di crescita
in primavera-estate a cui segue una stagione autunnale e invernale di riposo. Anche la fauna
originaria è molto ricca (lupi, orsi, lepri, cinghiali, cervi, volpi, uccelli). Fino al Settecento la
foresta a latifoglie ricopriva ampie zone dell'Europa e del Nordamerica, poi è stata ampiamente
distrutta dall'uomo.

• Con l'aumentare della latitudine, e quindi con condizioni climatiche più fredde, la foresta
di latifoglie dapprima si mescola e poi cede il passo alle foreste di conifere costituite
da piante aghifoglie. Nella fascia di transizione tra regioni aride e regioni temperate è invece
presente l'ambiente mediterraneo, caratterizzato da macchie di vegetazione con arbusti
e cespugli e qualche pineta. Anch'esso è stato quasi completamente modificato dall'insediamento
umano e oggi le sue coltivazioni caratteristiche sono l'ulivo e la vite. In altre
regioni di transizione (Europa orientale, Asia centrale, Nord-Sud America), dove le precipitazioni
sono scarse e d'estate il clima è caldo, s'incontrano invece gli ambienti della prateria
e della più arida steppa, entrambi formati da sconfinate pianure erbose con rarissimi
alberi. In molti casi queste aree sono destinate all'allevamento brado di bestiame, come avviene
nella pampa argentina .

• In tutta la fascia temperata le condizioni ambientali favorevoli all'insediamento umano
e la fertilità dei terreni hanno favorito lo sviluppo dell'agricoltura e, quindi, la disponibilità
di vegetali commestibili ha agevolato la crescita della popolazione e lo sviluppo sociale. Per
questo motivo gli ambienti temperati sono i più fittamente popolati del pianeta, insieme a
quelli monsonici. Per la stessa ragione qui si sono av_viate le principali rivoluzioni tecnologiche
e sociali (rivoluzione agraria e rivoluzione industriale) che nell'età moderna hanno modificato
radicalmente i paesaggi naturali e gli equilibri ecologici della Terr~.