giovedì 16 novembre 2017

L'inquinamento atmosferico: le piogge acide e il buco nell'ozono

L'inquinamento atmosferico: le piogge acide e il buco nell'ozono

• L'atmosfera è soggetta a un grave processo di inquinamento iniziato da oltre due secoli,
da quando cioè si è sviluppata la civiltà industriale e con essa l'uso crescente di combustibili
fossili come petrolio, carbone e gas naturale.

Oggi grandi quantità di sostanze nocive - tra cui l'anidride solforosa, l'anidride carbonica, gli ossidi di azoto - emesse dai mezzi di trasporto, dalle industrie e dalle centrali elettriche inquinano le regioni urbane più popolose del pianeta (1 miliardo e mezzo circa di abitanti). Questo provoca gravi malattie all'apparato respiratorio, soprattutto dei bambini e degli anziani, e danneggia edifici, foreste, coltivazioni.



• Una volta presenti nell'atmosfera, le sostanze inquinanti reagiscono con l'acqua formando
sostanze acide, estremamente dannose, che danno vita al fenomeno delle piogge
acide, responsabili negli ultimi decenni in Europa della distruzione di una parte delle foreste
continentali e dell'estinzione di molte specie vegetali e animali.

La quasi totalità degli scarichi di anidride solforosa e ossidi di azoto è oggi prodotta dagli USA e dall'Europa, che lentamente stanno adottando nuove tecnologie in grado di diminuire l'inquinamento ambientale.

Nei paesi di nuova industrializzazione (Cina, India, Sudest asiatico), però, tali tecnologie
non sono applicate; si assiste così al rapido aumento delle emissioni inquinanti e,
di conseguenza, delle piogge acide anche in Asia.

• Non sono poi da sottovalutare i danni causati dai clorofluorocarburi (CFC) utilizzati nelle
bombolette spray e negli impianti frigoriferi, la cui emissione nell'atmosfera ha prodotto
il cosiddetto «buco nell'ozono)), owero l'assottigliamento e l'apertura sopra l'Antartide
(e ora in parte anche sopra l'Artide) dello strato di ozono che protegge la Terra dalle radiazioni
ultraviolette del Sole.

A ciò si deve l'aumento delle malattie della pelle negli esseri
umani e una possibile diminuzione del plancton presente nelle acque marine, necessario
per la soprawivenza di molti pesci. Grazie a un accordo internazionale (~ lezione 9), attualmente
la produzione di CFC è scesa dell'85% rispetto al 1986 e si prevede che entro il
2050 si possano ripristinare i livelli precedenti di ozono.